25 aprile 1945 – 25 aprile 2021

Liberiamoci da stato e padroni!

La memoria di ieri vive nelle lotte di oggi!

Domenica 25 aprile
ore 15
ricordo, fiori, bicchierata, interventi e distro alla lapide del partigiano anarchico Ilio Baroni
in corso Giulio Cesare angolo corso Novara
E dal vivo… canzoniere anarchico, partigiano e antifascista
(se piove, dopo il ricordo alla lapide ci trasferiamo sotto la tettoia di piazza Crispi)

Da tanti anni ci ritroviamo vicino alla spalletta di un ponte su un canale che non c’è più. Lì è caduto combattendo l’anarchico Ilio Baroni.

Oggi più che mai ritrovarci in quell’angolo di periferia non è mero esercizio di memoria, ma occasione per intrecciare i fili delle lotte, perché il testimone lasciato da chi non c’è più, è ora nelle nostre mani.

La gente di Barriera ha volti e storie diverse ma la stessa condizione di sfruttamento e oppressione di chi combatté il fascismo perché voleva una società senza stato né padroni. In tanti avevano avuto tra le mani il sogno di farla finita con oppressione e povertà: erano quelli dell’occupazione delle fabbriche, degli scioperi del marzo 1943. Erano quelli come Ilio Baroni, operaio alle Ferriere, comandante della VII brigata SAP, che cadde combattendo per l’anarchia.

Il governo ci ha rubato la libertà promettendo tutela e cure contro l’epidemia. Oggi sappiamo di aver perso la libertà senza ottenere alcuna sicurezza. Anzi!

Quasi 120.000 morti in un anno di pandemia sono il frutto delle scelte criminali di tutti i governi degli ultimi decenni. La verità è davanti ai nostri occhi: sanità al collasso, aumento della spesa militare, sostegno a grandi imprese, a lobby del cemento e del tondino, all’industria bellica.
Negli ultimi 10 anni sono stati tagliati 43.000 posti di lavoro nella sanità. In Italia ci sono 3,2 posti letto ogni mille abitanti, contro i 4,7 della media europea. In Italia i posti letto sono calati del 30 per cento tra il 2000 e il 2017.
I posti letto scarseggiano, non ci sono strutture e personale per curare adeguatamente tutti. Ogni giorno muoiono centinaia di persone, ma 26,3 miliardi sono stati bruciati in spese militari.
I governi di oggi e di ieri hanno trasformato la salute in business. Solo i ricchi hanno accesso a prevenzione e cura. Per i poveri vivere o morire è un terno al lotto.
Per il governo le nostre vite non valgono al di fuori dalla gabbia del produci, consuma, crepa. La produzione non si deve fermare, il coprifuoco ci incatena ad un presente distopico che ci vuole zitti ed obbedienti.
La chiamano “guerra” al virus, ma è guerra ai poveri.
I militari sono per le strade dei quartieri dove arrivare a fine mese è sempre più difficile, dove si allungano le file dei senza casa, senza reddito, precari.
La gestione militare della pandemia “
normalizza” l’esercito in strada per reprimere ogni insorgenza sociale, per mettere a tacere chiunque si ribelli ad un ordine sociale sempre più feroce. Nell’ultimo anno i poveri sono diventati più poveri, i ricchi si sono ulteriormente arricchiti.
Se non ci sono i soldi per il fitto e le bollette, la tutela della salute diventa un lusso che pochi possono permettersi. Per mettere insieme il pranzo con la cena,
molti si sono dovuti adattare ad una miriade di lavori precari sottopagati, senza reali tutele dal rischio di contagio.
La chiamano pandemia ma è una sindemia, perché il virus colpisce e uccide soprattutto i più poveri, quelli che più degli altri soffrono di malattie croniche, che dipendono dallo stile di vita, dall’esposizione all’inquinamento, dal cibo spazzatura, dal mancato accesso a prevenzione e cura.
In questo momento la lotta contro chi governa e chi sfrutta e comanda, la lotta contro stato e padroni è la sola garanzia di poter spezzare un’ordine, che si sta rinforzando facendo leva sulla paura. Paura del virus, paura di morire e, insieme, paura di perdere lavori pericolosi e malpagati. Una vita sotto ricatto. Una situazione intollerabile.

Il governo teme le rivolte e elargisce elemosine a scadenza agli imprenditori colpiti dalle chiusure. Ma per i tanti che lavoravano in nero o con contratti di poche settimane non c’è né cassa integrazione, né “ristori”.
Il governo si è preso pieni poteri e utilizza strumenti fuori dall’ordinario. Lo stato d’emergenza è diventato permanente
.
I tanti provvedimenti repressivi messi in campo nell’ultimo decennio per dare scacco agli indesiderabili, ai corpi in eccesso, ai sovversivi non sono sufficienti per un governo che ha deciso di mettere sotto controllo militare l’intera popolazione.
Presto finiranno blocco degli sfratti e cassa integrazione, presto non ci saranno più salvagente, presto gli ultimi saranno chiamati a pagare un prezzo ancora più alto per la crisi pandemica.

Le restrizioni imposte da Draghi e dai suoi predecessori non basteranno a fermare il virus. Un virus che continuerà a correre finché la logica del profitto e della guerra sarà più importante delle nostre stesse vite.
Dobbiamo invertire la rotta, autorganizzandoci nella lotta per una società libera e autogestita, che sappia sottrarsi alle dinamiche del controllo e dello sfruttamento, che sappia davvero prevenire e far fronte alle emergenze che ci attanagliano.
Fermarli dipende da ciascuno di noi. Salute e giustizia sociale vanno di pari passo.

La memoria non è un esercizio retorico, ma linfa che si espande tra le lotte di ieri e quelle di oggi.

Da decenni hanno imbalsamato la Resistenza riducendola a mera lotta di liberazione nazionale, per cancellarne la spinta sovversiva, internazionalista, contro stato e padroni. Negli ultimi anni è entrata nel discorso pubblico la pretesa di una impossibile pacificazione tra fascisti e partigiani, tra capitale e lavoro, tra vittime e carnefici.
Oggi sotto il sudario del tricolore, in nome di una lotta collettiva all’epidemia, vorrebbero ancora una volta equiparare i carnefici alle vittime, trattando da banditi, quelli che non ci stanno, quelli che lottano perché tutti possano essere curati, tutti possano avere casa e vita dignitosa, tutti possano decidere del proprio destino.

Libertà ed eguaglianza diventano relazioni sociali vive nelle lotte di questa periferia. Oggi come ieri, quando, imbracciando il suo mitra, cadde il partigiano anarchico Ilio.

Federazione Anarchica Torinese
Corso Palermo 46 – riunioni ogni mercoledì alle 17,30
www.anarresinfo.org