Il video dell’incontro di venerdì 16 febbraio con Angelo Tartaglia, professore emerito del Politecnico di Torino, autore de “Spaccare l’atomo in quattro. Contro la favola del nucleare”

Il nucleare, travestito da energia green, è entrato nell’agenda della Cop 28, svoltasi in Qatar, una delle petromonarchie della penisola arabica, come energia “pulita” che non compromette il clima.
Non bastano i disastri
di Cernobyl e Fukushima a far desistere la lobby atomica.
I maghi dell’atomo tentano ancora una volta di legittimare questa tecnologia pericolosa, verniciandola di verde e raccontandoci la storiella del nucleare di quarta generazione “nuovo” e “sicuro”.
Il “nucleare di quarta generazione” venduto come obiettivo realizzato e che, invece, non esiste.
Esistono e continuano ad essere pericolose le scorie che, nonostante le centrali nucleari italiane siano chiuse da decenni, restano una questione irrisolta e, probabilmente, irresolubile.

Di seguito una breve introduzione al testo.
La guerra tra Russia e Ucraina – con il fantasma della bomba atomica in agguato, il disastro di Chernobyl non troppo lontano nel tempo e la crisi energetica che incombe – ha riacceso il dibattito sull’energia e, in particolare, su potenzialità e rischi dell’industria nucleare.
La necessità di sempre maggiori quantità di energia, condizione essenziale per l’attuale modello economico, si scontra con il razionamento, le difficoltà di accesso e la crisi delle fonti attualmente in uso.
Occorrerebbe una fonte energetica sostenibile e pressoché illimitata: nessuna miglior opzione, apparentemente, del nucleare.
Ma l’energia senza scorie è un mito e lo dimostrano le leggi della termodinamica, spiega in questo puntuale discorso Angelo Tartaglia, ingegnere nucleare e fisico.
Undici argomentazioni contro altrettanti falsi miti, a sottolineare perché il nucleare risulterebbe più dannoso e meno sicuro di molte altre fonti.
Le fake news sono tantissime: è davvero minima la possibilità di incidenti? Chi garantisce che questa fonte, una volta a disposizione, non venga poi impiegata anche per interessi militari?
Non esiste ad oggi tecnologia o processo in grado di neutralizzare gli effetti devastanti delle scorie nucleari sull’ambiente e sulle specie viventi. I costi dello smaltimento, economici e in salute, si riverserebbero inevitabilmente sulle future generazioni. E poi, le tanto evocate centrali di ultima generazione – dice Tartaglia – semplicemente non esistono: si tratta di sperimentazioni in via di perfezionamento e sviluppo, e così sarà per altri quindici anni, mentre il cambiamento climatico richiede interventi immediati. Meglio sarebbe puntare su altre fonti, il solare prima tra tutte: «limitandoci a casa nostra, se il 2% del territorio nazionale fosse coperto di pannelli fotovoltaici si avrebbe una produzione annua sufficiente a soddisfare l’intero fabbisogno energetico nazionale».