Sabato 23 ottobre
Punto info antimilitarista al Balon verso il corteo del 20 novembre a Torino
No ai mercanti di morte, No all’aerospace and defence meetings
dalle 10,30

di seguito il volantino che verrà distribuito:

Le armi italiane, in prima fila il colosso pubblico Leonardo, sono presenti su tutti i teatri di guerra. Le armi che uccidono civili in ogni dove, sono prodotte non lontano dalle nostre case.
Dal 30 novembre al 2 dicembre si terrà a
ll’Oval di Torino “Aerospace & defence meetings”, mostra-mercato internazionale dell’industria aerospaziale di guerra.
La convention è riservata agli addetti ai lavori: fabbriche del settore, governi e organizzazioni internazionali, esponenti delle forze armate e compagnie di contractor. Alla scorsa edizione parteciparono 600 aziende, 1300 tra acquirenti e venditori ed i rappresentanti di 30 governi. Il vero fulcro della convention sono gli incontri bilaterali per stringere accordi di cooperazione e vendita: nel 2019 ce ne furono oltre 7.500.
Settima nel mondo e quarta
in Europa, con un giro d’affari di oltre 16.4 miliardi di euro, l’industria aerospaziale è un enorme business di morte. In Piemonte ci sono: Leonardo, Avio Aero, Collins Aerospace, Thales Alenia Space, ALTEC. Producono cacciabombardieri, missili balistici, sistemi di controllo satellitare, elicotteri da combattimento, droni armati per azioni a distanza.

Le truppe del Belpaese fanno la guerra in Niger, Libia, Golfo di Guinea, stretto di Ormuz, Iraq, nel Mediterraneo…
Le avventure neo-coloniali delle forze armate italiane costano un miliardo e 200 milioni di euro: 9.449 i militari impiegati. In Africa sono concentrate 18 delle 40 missioni tricolori.
Mandata in soffitta la retorica delle missioni umanitarie ora Il ministro Guerini mette direttamente in campo la “difesa degli interessi italiani”.
Le bandiere tricolori sventolano accanto a quelle gialle con il cane a sei zampe dell’ENI, la punta di diamante del colonialismo italiano in Africa.
La guerra per il controllo delle risorse energetiche va di pari passo con l’offensiva contro le persone in viaggio, per ricacciare i migranti nelle galere libiche, dove torture, stupri e omicidi sono fatti normali.
Guerra esterna e guerra interna sono due facce della stessa medaglia.
Nel nostro paese i militari, ormai promossi a poliziotti, sono nei CPR, dove vengono rinchiusi i corpi in eccedenza da espellere, nei cantieri militarizzati e per le strade delle nostre periferie, dove la guerra ai poveri si attua con l’occupazione e il controllo etnicamente mirato del territorio, per reprimere sul nascere ogni possibile insorgenza sociale.

Provate ad immaginare quanto migliori sarebbero le nostre vite se i miliardi impiegati per ricacciare uomini, donne e bambini nei lager libici, per garantire gli interessi dell’ENI in Africa, per investire in armamenti fossero usati per casa, scuola, sanità, trasporti.
Per fermare la guerra non basta un no. Occorre incepparne i meccanismi, partendo dalle nostre città, dal territorio in cui viviamo, dove ci sono caserme, basi militari, aeroporti,
poligoni di tiro, fabbriche d’armi, uomini armati che pattugliano le strade.
Bloccare le missioni all’estero, boicottare l’E
NI, cacciare i militari dalle nostre città, bloccare la produzione e il trasporto di armi, contrastare la mostra mercato dell’industria aerospaziale di guerra sono concreti orizzonti di lotta.

Giovedì 4 novembre ore 16
festa degli assassini
presidio antimilitarista in piazza Castello

Martedì 9 novembre ore 18
Guerre tricolori. Missioni militari tra gasdotti, colonialismo e lager per migranti
alla Tettoia dei Contadini a Porta Palazzo
con Daniele Ratti dell’Ateneo Libertario di Milano

Sabato 20 novembre
corteo antimilitarista a Torino
ore 14,30 da Porta Palazzo – corso Giulio Cesare angolo via Andreis

Assemblea antimilitarista
Federazione anarchica torinese
corso Palermo 46 – riunioni ogni mercoledì dalle 20,30
www.anarresinfo.org