Il vertice dei G7 su ambiente ed energia è andato in scena nella cornice della reggia sabauda di Venaria.
Venaria è un paese dell’hinterland torinese: intorno ad un centro storico che nacque come collare della reggia, c’è il classico sobborgo di periferia che preme sulla tangenziale, per un lungo tratto attraversato pericolosamente da tralicci dell’alta tensione decisamente troppo vicini alle case. Qui nel 2010 ci fu uno uno dei momenti più interessanti della lotta No Tav a cavallo tra il capoluogo e la cintura: una trivella venne bloccata per quasi 24 ore da compagne e compagni che, quella volta, riuscirono ad anticipare la ditta e la polizia.
Oggi della tratta torinese del Tav non parla più nessuno, ma in valle ormai i cantieri sono aperti ed altri stanno per aprire. Non si può mai dire che una partita sia persa finché si continua a giocare, ma è innegabile che vi sia una grande difficoltà.
La Reggia riaperta nel 2007 dopo un lungo restauro, è diventata un’attrazione turistica, che ogni tanto i governi utilizzano per incontri tra potenti. Forse si illudono di fare concorrenza a Versailles. E, a ben pensarci, come luogo di piaceri, feste e commedie, è del tutto adatto.
Il vertice si è prevedibilmente concluso con altisonanti impegni sulla tutela dell’ambiente, la riduzione delle emissioni e una sempre maggiore spinta verso le rinnovabili.
Peccato che tutto si sia limitato a dichiarazioni tanto ben confezionate quanto inutili.
I G7 si sono impegnati ad annunciare un piano di riduzione (non la riduzione ma solo il piano) in anticipo rispetto alla Cop 30 che si terrà in Brasile nel 2025. Hanno anche dichiarato di voler ridurre la produzione di energia elettrica da carbone entro il 2035. Solo il 4,9% dell’energia elettrica utilizzata in Italia viene da centrali a carbone ma Pichetto Frantin ha ovviamente posto enorme enfasi annunciando la chiusura di 3 delle 4 centrali a carbone del nostro paese.
In risposta alla decarbonizzazione appare prevedibilmente il nucleare. I G7 puntano sulle piccole centrali, che hanno la stessa pericolosità e le stesse scorie di quelle grandi ma producono meno e quindi ne servono di più. Qualche chiacchiera è stata spesa sul passaggio dalla fissione alla fusione, pur ammettendo, tra le righe, che si tratta di una tecnologia ben lontana da poter essere applicata.
I G7 hanno ribadito le promesse fatte a Dubai di diminuire l’utilizzo delle fonti fossili accrescendo gli investimenti sulle rinnovabili.
Queste dichiarazioni sono smentite dai fatti. Limitiamoci all’Italia.
Il governo italiano ha il controllo dell’ENI, che poco più di un mese fa ha dichiarato che sino al 2027 avrebbe puntato sull’incremento delle fonti fossili, perché le rinnovabili costano troppo e rendono poco. Per ogni euro che ENI investe su gas e petrolio, solo 7 centesimi sono spesi per le rinnovabili.
A gennaio il governo Meloni ha annunciato il finanziamento delle missioni militari all’estero, da cui emerge in modo inequivocabile l’obbiettivo della difesa degli impianti ENI in Africa e nel Mediterraneo.
Il G7 è solo una parata di potenti che celebrano se stessi, mentre i loro sherpa perfezionano le dichiarazioni da dare in pasto ai media che servilmente li diffonderanno.

Smascherare questa commedia, una commedia che tuttavia nasconde la tragica realtà di un pianeta dove ai piani alti i potenti ballano e banchettano mentre in basso i poveri annegano o bruciano, è importante.
In occasione di questo G7 reti ambientaliste, sindacali, politiche, antimilitariste hanno tentato di rendere trasparente la farsa contestando attivamente il vertice.

In corteo contro i G7, la guerra, la distruzione del pianeta
Una pioggia battente ha accolto i potenti arrivati a Venaria il 28 aprile per il G7 ambiente ed energia nell’ex reggia sabauda, blindata e chiusa ai visitatori da giorni. Ai dipendenti e ai lavoratori delle ditte in appalto sono state imposte ferie obbligatorie.
Le piogge di questa fredda primavera seguono un inverno tiepido e secco, un altro segnale che, ormai anche alle nostre latitudini, il cambiamento climatico è un fatto tangibile.
Contro le politiche climaticide, la guerra e la logica capitalista oltre trecento persone hanno partecipato al corteo lanciato da un ampio fronte di associazioni ambientaliste e di opposizione al cambiamento climatico. Presenti in varie parti del corteo anche le bandiere No Tav e la murga che ha partecipato con le proprie azioni performanti.
Lo spezzone dell’assemblea antimilitarista, sfilato in coda al corteo, ha accolto l’adesione del comitato che si batte contro la discarica nucleare in provincia di Alessandria e di quello che lotta da decenni contro le conseguenze del disastro ambientale provocato dall’Acna in Valle Bormida.
La manifestazione si è diretta verso l’imbocco della tangenziale che è stata simbolicamente bloccata per una decina di minuti, poi si è mossa verso il centro. L’ingresso al viale pedonale che porta alla Reggia era chiuso da grate di ferro e blindati della polizia: lì grossi pezzi di cartone con le immagini dei sette capi di governo del G7 sono state incendiate. Il corteo è poi proseguito per viale Buridani, costeggiando la zona rossa: tutte le vie di accesso erano chiuse da un imponente apparato militare.
L’Assemblea Antimilitarista ha sottolineato la stretta interconnessione tra missioni militari all’estero e gli interessi dell’ENI. Le basi delle guerre sono a due passi dalle nostre case. L’opposizione alla guerra, nel segno di un mondo senza frontiere, senza stati, senza eserciti passa dal disfattismo che ciascuno opera contro il proprio governo, contro le aziende come ENI e Leonardo, contro le operazioni militari neocoloniali dell’Italia. La lotta antimilitarista si concretizza nella solidarietà attiva con chi, in ogni dove, diserta la guerra e lotta contro ogni nazionalismo.

Cariche contro gli studenti e azioni di Extinction Rebellion
Lunedì 29 aprile un corteo di un centinaio di studenti medi ed universitari ha provato a muoversi verso piazza Carlina dove c’è uno degli alberghi, che ospitava le delegazioni del G7.
La polizia è intervenuta caricando ripetutamente il corteo per impedire che si avvicinasse alla piazza. Oltre al rullare dei manganelli sono stati usati idranti e lacrimogeni. Uno di questi ha colpito al volto un ragazzo, spaccandogli il naso.
In precedenza gli attivisti di Extinction Rebellion, già protagonisti nei giorni precedenti di diverse azioni contro il G7 come una contestazione alla RAI e l’occupazione del grattacielo di Intesa-San Paolo, sono riusciti, in barba alla sorveglianza strettissima, a guadagnare il tetto di della facoltà di biologia in piazza Carlina, di fronte all’albergo dei G7, ed hanno resistito per diverse ore.
La polizia ha trascinato di peso alcuni attivisti che stavano filmando dalla piazza. I vigili del fuoco, saliti sul tetto, hanno strappato lo striscione ma solo alle 21 le persone sul tetto hanno deciso di scendere.

La strada da percorrere per inceppare le politiche climaticide e guerrafondaie dei G7 è decisamente ancora in salita.
Le iniziative messe in campo dal 28 al 30 aprile hanno dato un piccolo segnale. Sarà importante, nei prossimi mesi, riuscire a raccogliere un più ampio fronte per riuscire ad gettare sabbia negli ingranaggi di una macchina che corre a folle veloctà verso la distruzione.