La gestione governativa dell’epidemia si è basata su un’approccio esclusivamente securitaria ed epidemiologica. Horton, direttore della prestigiosa rivista scientifica “The Lancet”, contesta alla radice quest’approccio.
Il dato di fatto che la gran parte dei morti siano stati tra le popolazioni povere e razzializzate, ci offre una diversa finestra su quest’emergenza. Per Horton, più che di pandemia è lecito parlare di sindemia, ossia dell’intrecciarsi di fattori sociali e ecologici che contribuiscono a far crescere la letalità del virus.

Per un approfondimento sul tema puoi ascoltare la diretta di Anarres con Massimo Varengo:

https://radioblackout.org/podcast/anarres-del-27-novembre-pandemia-o-sindemia-femminicidio-un-atto-politico-dal-confine-di-ventimiglia/

Di seguito la traduzione dell’editoriale di The Lancet:

“Nel momento in cui il mondo si avvicina alla soglia del milione di morti da Covid-19, dobbiamo renderci conto che stiamo adottando un approccio troppo ristretto per affrontare l’esplosione di questo nuovo coronavirus. Abbiamo esaminato la causa di questa crisi considerandola come una malattia infettiva. Tutti i nostri interventi sono stati incentrati sull’interruzione delle linee della trasmissione virale, al fine di controllare quindi la diffusione del patogeno. La “scienza” che ha guidato l’azione dei governi è stata informata per lo più a modelli epidemici e gestita da specialisti delle malattie infettive i quali, comprensibilmente, inquadrano l’attuale emergenza sanitaria come una pestilenza, utilizzando termini vecchi di secoli. Ma quello che abbiamo appreso fino a ora ci dice che la storia del Covid-19 non è così semplice. Stanno interagendo due categorie patologiche nell’ambito di popolazioni specifiche: una grave infezione con sindrome respiratoria acuta da coronavirus 2 (SARS-CoV-2) e una serie di Malattie Non Trasmissibili (MNT).

Queste condizioni si stanno concentrando all’interno di gruppi sociali a seconda dei modelli di disuguaglianza profondamente radicati nelle nostre società. La coagulazione di queste malattie su un retroterra di disparità sociale ed economica inasprisce gli effetti di ogni patologia presa singolarmente. Il Covid-19 non è una pandemia. È una sindemia. La natura sindemica della minaccia che affrontiamo ci dice che è necessario un approccio più sfumato se vogliamo tutelare la salute delle nostre comunità.
La nozione di sindemia fu proposta per la prima volta da Merrill Singer, un medico antropologo americano, negli anni ’90. Sulla rivista The Lancet, nel 2017, insieme a Emily Mendenhall e ad altri colleghi, Singer argomentò che un approccio sindemico rivela le interazioni biologiche e sociali che sono importanti per la prognosi, le cure e le politiche sanitarie. Per limitare i danni causati da Sars-CoV-2 bisognerà prestare molta più attenzione alle MNT e alle disuguaglianze socioeconomiche di quanto non sia stato fatto fino ad adesso. Una sindemia non è soltanto una comorbidità. Le sindemie si caratterizzano per le interazioni biologiche e sociali tra condizioni e situazioni, interazioni che aumentano la predisposizione che ha una persona di provocare o peggiorare le loro ricadute sulla salute. Nel caso del Covid-19, l’attacco alle MNT sarà un prerequisito essenziale per un suo efficace contenimento. Come ha mostrato il nostro “Conto alla rovescia al 2030 sulle MNT” [“NCD Countdown 2030″] [1] di recente pubblicazione, nonostante stia calando la mortalità precoce da MNT, il ritmo del cambiamento è ancora troppo lento. Il numero complessivo di persone che vivono con malattie croniche è in aumento. Affrontare il Covid-19 vuol dire affrontare ipertensione, obesità, diabete, malattie croniche di natura cardiovascolare e respiratoria, cancro. Una maggiore attenzione alle MNT non è all’ordine del giorno non solo nelle nazioni più ricche. Le MNT sono una causa trascurata di cattiva salute anche nei paesi più poveri. Nella loro Lancet Commission, pubblicata la scorsa settimana, Gene Bukhman e Ana Mocumbi hanno descritto una condizione che hanno definito NCDI Poverty [Povertà da MNT, n.d.t.] aggiungendo delle lesioni a una serie di condizioni da MNT come i morsi di serpente, l’epilessia, le malattie renali, l’anemia falciforme. Oggi, per il miliardo di persone più povere nel mondo, le MNT rappresentano più di un terzo del loro carico di patologie. La Commissione ha descritto come la disponibilità di interventi accessibili ed economicamente convenienti potrebbero evitare nei prossimi dieci anni quasi 5 milioni di decessi tra le persone più povere del mondo. E quindi senza considerare il più ridotto rischio di morire di Covid-19.
La conseguenza più rilevante nel considerare il Covid-19 come una sindemia risiede nell’evidenziazione delle sue origini sociali. La vulnerabilità dei cittadini più anziani, dei neri, degli asiatici, delle minoranze etniche e dei lavoratori essenziali che di solito sono pagati poco e che non godono di molte tutele, svela una verità che fino a ora è stata riconosciuta a malapena, e cioè che a dispetto di quanto sia efficace una cura o di quanto protegga un vaccino, l’obiettivo di una soluzione meramente bio-medicale al Covid-19 è destinato a fallire. Finché i governi non metteranno a punto delle politiche e dei programmi finalizzati al ribaltamento delle profonde disparità, le nostre società non saranno mai veramente al riparo dal Covid-19. Così come scritto da Singer e colleghi nel 2017, «un approccio sindemico fornisce un orientamento molto diverso alla medicina clinica e alla sanità pubblica perché dimostra come un approccio integrato alla comprensione e alla cura delle malattie può avere di gran lunga più successo rispetto al mero controllo dell’epidemia o al trattamento individuale dei pazienti”. Aggiungerei un ulteriore punto di forza. Le nostre società hanno bisogno di speranza. La crisi economica che avanza verso di noi non sarà di certo risolta da una medicina o da un vaccino. Di tutto c’è bisogno fuorché di un revival di nazionalismo. Il trattare il Covid-19 come una sindemia ci invita a una visione più ampia, una visione che abbracci l’istruzione, il lavoro, la casa, il cibo, l’ambiente. Considerare il Covid-19 soltanto come una pandemia preclude una prospettiva tanto più ampia quanto necessaria.

Richard Horton

Pubblicato in The Lancet, www.thelancet.com Vol 396, 26 Settembre 2020
https://www.thelancet.com/

[Traduzione a cura di: TAZ – laboratorio di comunicazione libertaria]

NOTE

[1] “NCD Countdown 2030” è una collaborazione tra WHO, NCD Alliance, Imperial College e The Lancet che fornisce una procedura indipendente per i paesi che vogliono analizzare i loro progressi in vista del raggiungimento del Sustainable Development Goal (SDG) [Obiettivo di Sviluppo Sostenibile], una riduzione del 30% della mortalità precoce fra le persone di età compresa tra i 30 e i 70 anni a causa delle quattro maggiori Malattie Non Trasmissibili (MNT, malattie cardiovascolari, tumore, malattie respiratorie croniche e diabete). Pubblicato ogni due anni, NCD Countdown 2030 fornisce, paese per paese, specifici dati e indici di riferimento per misurare il rallentamento della mortalità precoce rispetto ai quali i paesi possono tracciare i loro progressi e rispetto ai quali ritenerli responsabili.