La vittoria democratica alle presidenziali parrebbe segnare la fine dell’anomalia Trump. Un’anomalia che perdura durante la lunga transizione che negli States segna il passaggio delle consegne, perché Trump, non è disponibile ad arrendersi ed intende giocarsela sino in fondo, facendo ricorso alla corte suprema, dove oggi c’è una maggioranza trumpiana.
Brogli e irregolarità, come una profezia che si autoavvera, erano stati annunciati durante tutta la campagna elettorale. Trump si fonda su un assioma, che non ha fondamenti oggettivi, ma si incardina nella grande teoria del complotto che spopola tra i suoi sostenitori, per cui lui era il vincitore designato. Solo una cospirazione ai suoi danni poteva dare la vittoria a Sleepy Joe.
La guerra civile è alle porte? I suprematisti bianchi che marciano in suo favore sono in grado di scatenarla? Difficile rispondere.
L’improvviso ed irrituale licenziamento del capo del Pentagono, Essler, forse è un mero regolamento di conti per aver negato il via libera all’impiego dell’esercito contro il movimento black lives matter. Assume tuttavia un sapore inquietante, perché un uomo di Trump al Pentagono, potrebbe innescare una spirale incontrollabile.
Uno scenario da guerra civile.
L’info di Blackout ne ha parlato Robertino Barbieri, che da anni segue le vicende politiche e sociali negli States
Robertino ha anche tracciato un profilo di Uncle Joe e dell’ex procuratrice Kamala Harris. Un profilo decisamente preoccupante per qualsiasi percorso di libertà negli States.
Con buona pace di della sinistra triste del nostro paese, che si è affrettata a plaudire la vittoria di Biden.
Il fatto che Biden sia stato il presidente più votato della storia degli States ci racconta più della sconfitta di Trump che dell’affermazione del suo avversario.

Ascolta la diretta con Robertino:

https://radioblackout.org/2020/11/stati-uniti-verso-la-guerra-civile/

Sotto una veloce scheda su Kamala Harris:

– ha difeso e applicato la three-strikes-law

– non ha contrastato la pena di morte – ha criminalizzato il possesso di droghe leggere

– ha negato i diritti dei detenuti transgender

– ha condannato alla prigione i genitori degli alunni che marinavano la scuola

– ha usato, in generale, il pugno duro contro i piccoli reati, commessi dai più poveri, rifornendo di manodopera il sistema carcerario-industriale statunitense