In agosto Margo, esponente del gruppo “Stop Bzdurom” di Varsavia è stata arrestata e condannata a due mesi per un’azione contro uno dei tanti bus che percorrono il paese per fare propaganda contro le persone LGBTQ del paese, provocando gli attivisti durante le iniziative pubbliche.

Facciamo un passo indietro.
In Polonia, la condizione delle persone LGBTQ+ ha subito un netto peggioramento negli ultimi mesi. La campagna elettorale del partito di estrema destra PiS – Legge e ordine – per la riuscita rielezione del presidente Duda si è basata sull’attacco sistematico alle persone non eterocisnormate.
La precedente campagna elettorale aveva individuato negli immigrati le persone su cui far convergere l’odio e costruire una solida base elettorale. Per le elezioni dello scorso luglio il registro è cambiato.
Il Pis per ottenere la rielezione di Duda ha puntato buona parte della propria campagna sulla lotta alla cosiddetta “ideologia LGBT”, “la piaga arcobaleno”, alimentando lo stigma verso le persone non etero-cis, in un moltiplicarsi di episodi di discriminazione, minacce e violenza.
L’utilizzo della nozione di ideologia LGBTQ+ è un abile paravento per tentare di evitare le sanzioni dell’Unione Europea, con uno slalom lessicale che consente di evitare sanzioni.

Negli ultimi anni, l’incitamento all’odio omofobico e transfobico è diventato una risorsa politica standard in un paese che ha ottenuto il vergognoso status di stato più omofobo nell’Unione europea. Le/i/* queer sono diventat* il nemico pubblico numero uno in Polonia.
La chiesa cattolica, già pesantemente omofoba, si è a sua volta lanciata in una campagna contro “l’ideologia LGBTQ+”, per distogliere l’attenzione dall’emergere di numerosi casi di pedofilia tra il clero polacco. Nell’agosto 2018, l’arcivescovo di Cracovia, Marek Jędraszewski, ha pubblicamente denunciato la “peste arcobaleno che affliggerebbe il paese.
In una situazione di pesante crisi sociale le persone fuori dalla norma eteropatriarcale diventano il perfetto capro espiatorio, il nemico “interno”, che porta una peste ideologica estranea all’approccio catto-patriarcale dell’estrema destra polacca.
La campagna di Duda ricorda da vicino quella promossa da Gomulka nel 1968 contro gli ebrei. Anche Gomulka, per evitare l’accusa di antisemitismo parlò di “ideologia sionista”. Le conseguenze pratiche furono licenziamenti ed esclusioni dalla vita pubblica di numerosi ebrei.
Il PiS ha puntato su “dio, patria, famiglia”, descrivendo la comunità LGBTQ+ come una minaccia “straniera” verso i valori familiari tradizionali polacchi. Il pericolo che viene da fuori, non è solo rappresentato dagli immigrati esterni, ma dai nemici interni, che per la loro “ideologia” rischiano di far crollare la piramide patriarcale, nazionalista, cattolica.
Le persone LGBTQ* vengono rappresentate come traditrici della tradizione del paese, gente che si è volontariamente estraniata dal proprio humus. Di qui la negazione di ogni forma di visibilità pubblica, la persecuzione nei posti di lavoro e nelle scuole, l’isolamento di chi è fuori norma.
Prima che il PiS salisse al potere, il governo centrista-liberale di Civil Platform si è concentrato sul mantenimento dello status quo per il bene delle riforme neoliberiste, senza contestare l’egemonia della Chiesa cattolica, il tradizionalismo familiare, la misoginia, l’omofobia e la transfobia e fornendo un terreno fertile per la radicalizzazione nazionalista.
Nei piccoli centri per una persona non etero-cis vivere liberamente può essere molto difficile e pericoloso.
Oltre allo stato nazionalista e alla Chiesa cattolica, una rete di organizzazioni non governative ultraconservatrici ha un ruolo centrale nell’orchestrare attacchi contro la comunità LGBTQ in Polonia.
Le accuse contro Margo sono state presentate dalla Fundacja PRO Prawo do życia (Fondazione PRO per il diritto alla vita), un gruppo attivo nella campagna contro l’aborto. Recentemente, l’ente fondamentalista GONGO (organizzazione non governativa organizzata dal governo) si è reso responsabile della redazione di un disegno di legge intitolato “Stop Pedophilia Act” che proponeva di criminalizzare qualsiasi forma di educazione sessuale (una materia praticamente inesistente nelle scuole polacche).
Nella loro campagna di raccolta firme per progetto di legge popolare, che non ha nulla a che fare con la lotta alla pedofilia, la Fondazione ha inviato furgoni coperti di slogan omofobi e armati di altoparlanti.
I furgoni percorrono diverse città polacche e diffondono messaggi d’odio e falsi sull’omosessualità. Quest’incitamento all’odio non ha avuto alcuna conseguenza legale per i fascisti che lo hanno promosso.
Il 27 giugno, uno di questi “homopho-bus”, come hanno iniziato a chiamarli gli attivisti, si è fermato di fronte allo squat di Varsavia “Syrena”, per disturbare un’iniziativa che era stata programmata per quel giorno. In risposta alla provocazione, diversi attivisti hanno prima cercato di scacciarli, e alla fine hanno verniciato a spruzzo l’auto e tagliato le gomme.
Dall’arresto di Margo, i membri della Fondazione si riuniscono regolarmente davanti a “Syrena” con striscioni omofobi e rosari per pregare per la cacciata dei gay.
La Fondazione PRO è uno dei tanti gruppi ultraconservatori attivi nella vita pubblica polacca. Fa parte di un più ampio movimento fondamentalista religioso transnazionale riunito sotto l’organizzazione ombrello “Tradition, Family and Property” (TFP) che all’inizio degli anni 2000 ha iniziato a trattare l’Europa orientale come una nuova frontiera per costruire una nuova società civile di destra. Una miriade di gruppi locali è dietro diverse campagne omofobe e transfobiche in vari paesi dell’est Europa. La campagna contro la Convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa sulla violenza di genere in Ungheria; il referendum del 2013 sulla definizione costituzionale del matrimonio in Croazia; ripetuti tentativi – 2013, 2016 e 2018 – di definire la famiglia come unione tra un un uomo e una donna nella costituzione rumena, il tentativo di bloccare la legge sulle unioni civili in Estonia fino al 2016… e sono solo alcuni esempi.
In Polonia il principale affiliato al TFP è un “gruppo di esperti” legali, “Ordo Iuris”, che fa parte di Agenda Europe, rete di advocacy europea estremista-cattolica che vuole “ripristinare l’ordine naturale” bloccando o smantellando le infrastrutture politiche sui diritti riproduttivi e sessuali.
Ordo Iuris è responsabile della stesura del progetto di legge per vietare completamente l’aborto, che alla fine è stato ritirato dopo le proteste di centinaia di migliaia di donne polacche. Ordo Juris è autrice della Convenzione sui diritti della famiglia che mira a sostituire la Convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa sulla violenza di genere. Oltre alle campagne legislative e alle pressioni politiche, rappresentano anche individui e gruppi come la Fondazione PRO durante i processi. Una delle loro strategie è quella di appropriarsi del discorso sui diritti umani e mascherare obiettivi omofobici e transfobici con il pretesto di politiche a favore della famiglia. La “Carta dei diritti della famiglia” è stata presentata ai governi locali alla fine del 2019 come modello meno controverso per dichiararsi “LGBT-free zones” (zone libere da LGBT) dopo l’ondata di risoluzioni anti-LGBT avviate dai consiglieri di Law and Justice nel marzo dello stesso anno.

Il 25 luglio di quest’anno il ministro della giustizia, Zbigniew Ziobro ha annunciato che la Polonia si ritira dalla Convenzione di Istanbul perché il documento contiene “elementi di natura ideologica”, riferendosi alla definizione di genere come socialmente costruito. Allo stesso tempo, il suo ministero sta finanziando un progetto dei fondamentalisti di GONGO intitolato “Combattere i crimini contro la libertà di coscienza sotto l’influenza dell’ideologia LGBT”. Pianificato per gli anni 2020-2023, mira a eliminare le “nuove ideologie di sinistra” dallo spazio pubblico polacco utilizzando le disposizioni legali esistenti sull’offesa dei sentimenti religiosi. Questo nuovo progetto è un perfetto esempio di quanto la rete dei gruppi fondamentalisti religiosi sia ben collegata alle strutture governative.

Solo un giorno dopo che la Commissione elettorale nazionale polacca ha proclamato vincitore del ballottaggio Andrzej Duda, l’attivista queer Margo è stata arrestata a Varsavia. Secondo i testimoni l’arresto di Margo è sembrato più un rapimento perché agenti di polizia senza uniforme l’hanno ammanettata a forza e l’hanno trascinata fuori dall’appartamento della sua amica.
Margo fa parte del un collettivo queer Stop Bzdurom che utilizza l’azione diretta per contrastare la campagna di disinformazione rispetto alla comunità LGBTQ, e lotta per l’educazione sessuale e la giustizia riproduttiva.
Sembra che l’arresto di questa giovane attivista queer sia stato deliberatamente rinviato dopo i risultati delle elezioni. Grazie all’intervento della Fondazione Helsinki per i diritti umani, Margo è stata rilasciata dopo aver passato la notte in detenzione con l’accusa di teppismo. Il 30 luglio attivist* queer hanno messo bandiere arcobaleno e maschere per il viso rosa su diverse statue iconiche di Varsavia per contrastare la crescente ondata di omofobia e transfobia. Pochi giorni dopo Margo e altr* due attivist* sono stati nuovamente arrestati per questa azione.
Margo è stata condannata a due mesi di reclusione. Gli attivisti che protestavano per la sentenza sono stati pesantemente caricati e pestati.
Tra repressione contro attivist* queer, città e province che si dichiarano libere da “ideologia LGBT”, ripetuti attacchi alle sedi principali delle ONG LGBTQ, ai brutali attacchi contro i cortei dei Pride, compreso un fallito attentato a Lublino l’anno scorso, questa non è mai stata una guerra solo sui simboli. Quando gli “omofobi” annunciano dagli altoparlanti che “gli omosessuali vivono vent’anni in meno”, questo non è nemmeno un altro fatto pseudo-scientifico, ma qualcosa che diventa una triste realtà in un paese dove il tasso di suicidio tra i giovani queer sta aumentando.

Ascolta la diretta di Blackout con Sbrock della rete Free(k) Pride:

https://radioblackout.org/2020/10/polonia-omotransfobia-di-stato/

Sabato 10 ottobre 2020 a Torino
presidio “Frocizziamo il consolato polacco!”
Appuntamento alle ore 16 in piazza Carducci – il consolato è a due passi in via Madama Cristina 142

Sabato 10 ottobre. Frocizziamo il consolato polacco!

Video della giornata di lotta al consolato polacco di Torino:

Alcune foto del presidio