ENI e missioni militari: sangue petrolio e buoni affari
punto info antimilitarista al Balon
dalle 10,30

Blocchiamo le missioni militari all’estero, boicottiamo l’ENI!

Le truppe del Belpaese fanno la guerra in Niger, Libia, Golfo di Guinea, stretto di Ormuz, Iraq, nel Mediterraneo ed in tanti altri luoghi del pianeta.

La scorsa estate il parlamento ha approvato il rifinanziamento delle varie avventure neo-coloniali delle forze armate italiane. In Africa sono concentrate 17 delle 40 missioni tricolori.

Le missioni militari all’estero costano un miliardo e 200 milioni di euro: 9.449 i militari impiegati: un secco aumento rispetto alle cifre già da record del 2020.

Va in soffitta la retorica delle missioni umanitarie ed entra in ballo la “difesa degli interessi italiani”.

Le bandiere tricolori sventolano accanto a quelle gialle con il cane a sei zampe dell’ENI.

La decisione di costruire una base militare italiana in Niger va nella direzione di rendere stabile la presenza tricolore nell’area, facendone un avamposto per la difesa degli interessi dell’ENI in Africa.

La diplomazia in armi del governo per garantire i profitti della multinazionale petrolifera va dalla Libia al Sahel al Golfo di Guinea. Queste aree hanno un’importanza strategica per gli interessi dell’ENI, perché vi si trovano i maggiori produttori africani di gas e petrolio. L’obiettivo è la protezione delle piattaforme offshore e degli impianti di estrazione.

L’ENI rappresenta oggi la punta di diamante del colonialismo italiano in Africa.

Alla guerra neocoloniale per il controllo delle risorse energetiche si accompagna l’offensiva contro le persone in viaggio, per ricacciare i migranti nelle galere libiche, dove torture, stupri e omicidi sono fatti normali. Le migrazioni verso i paesi ricchi sono frutto della ferocia predatoria delle politiche neocoloniali.

Guerra esterna e guerra interna sono due facce della stessa medaglia. Militari italiani sono nei CPR, nei cantieri militarizzati e nei quartieri con un’alta percentuale di povertà, per reprimere sul nascere ogni insorgenza sociale.

Armi made in Italy sono presenti su tutti i teatri di guerra. Le guerre che paiono lontane sono invece vicinissime: le armi che uccidono civili in ogni dove, sono prodotte a due passi dalle nostre case.

Dal 30 novembre al 2 dicembre si terrà a Torino l’ ottava edizione dell’Aerospace & defence meeting, la mostra mercato internazionale dell’industria aerospaziale bellica.

Saranno presenti fabbriche d’armi, governi, forze armate e compagnie di contractor che si contenderanno gioiellini di ultima generazione portatori di morte e distruzione. Il Piemonte rappresenta un’eccellenza nel settore. Tra le principali aziende italiane dell’aerospazio spiccano il colosso Leonardo, Avio Aero, Collins Aerospace, Thales Alenia Space, ALTEC. L’industria bellica è un business sanguinoso che non va mai in crisi.

È arrivata l’ora di spezzare le ali al militarismo autorganizzandoci nella lotta. Imponiamo il ritiro delle missioni all’estero, boicottiamo l’ENI, cacciamo i militari dalle strade, ostacoliamo gli affari dei mercanti di morte!

Giovedì 4 novembre
Festa degli assassini.
Presidio ore 16 in piazza Castello
Contro la cerimonia militarista e la retorica patriottica

Martedì 9 novembre
Missioni militari tra gasdotti, colonialismo e lager per migranti.
Dibattito con Daniele Ratti ore 18 alla Tettoia dei Contadini a Porta Palazzo

Sabato 20 novembre
Corteo Antimilitarista
da Porta Palazzo.
Appuntamento in corso Giulio Cesare angolo via Vittorio Andreis” ore 14,30

Assemblea Antimilitarista – Torino
Federazione Anarchica TorineseCorso Palermo 46 – riunioni – aperte agli interessati – ogni mercoledì alle 20,30 contatti: fai_torino@autistici.org – www.anarresinfo.org – fb: @senzafrontiere.to