Un Primo Maggio di guerra. Lo si è visto sin dalle prime ore del mattino, quando la polizia si è schierata in piazza Vittorio per bloccare l’accesso al corteo alle componenti incompatibili con il pacifismo armato del Partito Democratico e delle aree sindacali vicine al governo.
Solo a metà mattinata la situazione si è sbloccata ed il corteo è partito. In via Roma, la polizia si è nuovamente schierata e ci sono state alcune cariche: le botte e la repressione contro chi si oppone alla guerra non sono un’esclusiva della Russia putiniana.
Quando le componenti istituzionali hanno abbandonato la piazza, la polizia ha tolto il blocco e tutti sono arrivati in piazza San Carlo.
In precedenza un gruppo di rider, aveva tentato di entrare nella parte istituzionale del corteo ed era stato respinto a spintoni e manganellate.
Ancora una volta la piazza del primo maggio torinese è stata una piazza divisa. Divisa dalla polizia ma anche frantumata al proprio interno.
I pacifisti di Agite con Rifondazione e Sinistra anticapitalista erano in coda al corteo istituzionale e in via Roma si sono fermati per dare solidarietà al resto del corteo bloccato dalla polizia. Segnale che la politica guerrafondaia del governo sta aprendo crepe anche nel fronte istituzionale.

Lo spezzone antimilitarista e anarchico, aperto dallo striscione “pace tra gli oppressi, guerra agli oppressori” si è collocato in coda al corteo, raccogliendo un’ampia partecipazione.
Uno spezzone radicale che ha portato nella piazza del Primo Maggio la diserzione alla guerra, agli eserciti, agli Stati, alla ferocia del capitalismo.
Che li chiamino “oligarchi” o “imprenditori” quelli che si fanno ricchi con il lavoro altrui sono sempre padroni. In Italia, come in Ucraina come in Russia.
Oggi i pacifisti con l’elmetto ci vorrebbero tutti arruolati nella guerra imperialista tra la Russia e l’Ucraina. Noi non ci stiamo. Noi non ci arruoliamo né con la NATO, né con la Russia. Rifiutiamo la retorica patriottica come elemento di legittimazione degli Stati e delle loro pretese espansionistiche. L’antimilitarismo, l’internazionalismo, il disfattismo rivoluzionario sono stati centrali nelle lotte del movimento dei lavoratori e delle lavoratrici sin dalle sue origini. Sfruttamento ed oppressione colpiscono in egual misura a tutte le latitudini, il conflitto contro i “propri” padroni e contro i “propri” governanti è il miglior modo di opporsi alla violenza statale e alla ferocia del capitalismo in ogni dove.
Siamo a fianco della gente
che muore sotto le bombe in Ucraina, siamo a fianco di chi, in Russia, subisce carcere e repressione per essersi opposto alla guerra.
Siamo a fianco dei lavorator* ucraini che una nuova legge obbliga a 12 ore di lavoro, mentre i padroni possono anche differire i salari.
Siamo con chi fatica ad arrivare a fine mese tra salari da fame, bollette e carovita.
Siamo contro l’economia di guerra qui e ovunque.

Siamo a fianco di chi,
in ogni dove, diserta la guerra tra gli stati, che si contendono il dominio imperiale sui territori, le risorse, le vite di donne, uomini e bambin*.
Siamo contro la guerra e chi la arma, a partire da
l colosso armiero Leonardo, che fa buoni affari con tutti e sta per costruire a Torino la città dell’aerospazio.
Siamo disertori di ogni guerra, partigiani contro ogni stato.

La giornata si è conclusa sotto la tettoia dei contadini a Porta Palazzo, dove tra piatti vegan e le canzoni di Alby abbiamo concluso con un momento di festa una lunga giornata di lotta.

Il 20 maggio il sindacalismo di base ha indetto sciopero contro la guerra

Sciopero generale!

Mercoledì 3 maggio
assemblea antimilitarista
ore 21 corso Palermo 46

Qui alcune immagini dello spezzone antimilitarista:
www.anarresinfo.org