Da tanti anni ci ritroviamo vicino alla spalletta di un ponte su un canale che non c’è più. Lì è caduto combattendo l’anarchico Ilio Baroni.
Quest’anno eravamo in tanti. Una lieve brezza muoveva le nostre bandiere.
Un’occasione per intrecciare i fili rossi e neri che legano la gente di questa periferia, dove ogni strada è stata testimone delle lotte degli operai, artigiani, disoccupati e precari nati qui o arrivati, nei decenni da ogni dove.
Dopo gli interventi di due compagn* della Federazione Anarchica Torinese, ci siamo raccolti di fronte alla lapide di Ilio, dove abbiamo deposto fiori sulle note del maggio.
La resistenza degli anarchici contro il fascismo non si è conclusa nell’aprile del 1925 e non era iniziata con l’armistizio dell’8 settembre 1943. Quest’anno ricorre il centesimo anniversario della fondazione degli “Arditi del Popolo”, che contrastarono in armi lo squadrismo fascista.
Oggi come ieri, siamo in prima fila per combattere oppressione e sfruttamento, per costruire insieme un mondo di libere ed eguali.
Un emozionante concerto autogestito di canti partigiani, anarchici e antifascisti ha concluso questo 25 aprile in Barriera.

Prossimo appuntamento il Primo Maggio in piazza Vittorio Veneto. Spezzone anarchico al corteo dalle 9. Dopo il corteo pranzo, interventi e libera convivialità a Parco Dora.

Di seguito il testo del volantino distribuito ed una raccolta fotografica:

“Oggi più che mai ritrovarci in quell’angolo di periferia non è mero esercizio di memoria, ma occasione per intrecciare i fili delle lotte, perché il testimone lasciato da chi non c’è più, è ora nelle nostre mani.
La gente di Barriera ha volti e storie diverse ma la stessa condizione di sfruttamento e oppressione di chi combatté il fascismo perché voleva una società senza stato né padroni. In tanti avevano avuto tra le mani il sogno di farla finita con oppressione e povertà: erano quelli dell’occupazione delle fabbriche, degli scioperi del marzo 1943. Erano quelli come Ilio Baroni, operaio alle Ferriere, comandante della VII brigata SAP, che cadde combattendo per l’anarchia.
Il governo ci ha rubato la libertà promettendo tutela e cure contro l’epidemia. Oggi sappiamo di aver perso la libertà senza ottenere alcuna sicurezza. Anzi!
Quasi 120.000 morti in un anno di pandemia sono il frutto delle scelte criminali di tutti i governi degli ultimi decenni. La verità è davanti ai nostri occhi: sanità al collasso, aumento della spesa militare, sostegno a grandi imprese, a lobby del cemento e del tondino, all’industria bellica.
I posti letto scarseggiano, non ci sono strutture e personale per curare adeguatamente tutti. Ogni giorno muoiono centinaia di persone, ma 26,3 miliardi sono stati bruciati in spese militari.
I governi di oggi e di ieri hanno trasformato la salute in business. Solo i ricchi hanno accesso a prevenzione e cura. Per i poveri vivere o morire è un terno al lotto.
Per il governo le nostre vite non valgono al di fuori dalla gabbia del produci, consuma, crepa. La produzione non si deve fermare, costi quel che costi.
La chiamano “guerra” al virus, ma è guerra ai poveri.
I militari sono per le strade dei quartieri dove arrivare a fine mese è sempre più difficile, dove si allungano le file dei senza casa, senza reddito, precari.
La gestione militare della pandemia “
normalizza” l’esercito in strada per reprimere ogni insorgenza sociale, per mettere a tacere chiunque si ribelli ad un ordine sociale sempre più feroce.
In questo momento la lotta contro chi governa e chi sfrutta e comanda, la lotta contro stato e padroni è la sola garanzia di poter spezzare un’ordine, che si sta rinforzando facendo leva sulla paura. Paura del virus, paura di morire e, insieme, paura di perdere lavori pericolosi e malpagati. Una vita sotto ricatto. Una situazione intollerabile.
Lo stato d’emergenza è diventato permanente
.
I tanti provvedimenti repressivi messi in campo nell’ultimo decennio per dare scacco agli indesiderabili, ai corpi in eccesso, ai sovversivi non sono sufficienti per un governo che ha deciso di mettere sotto controllo militare l’intera popolazione.
Presto finiranno blocco degli sfratti e cassa integrazione, presto gli ultimi saranno chiamati a pagare un prezzo ancora più alto per la crisi pandemica.

Le restrizioni imposte da Draghi e dai suoi predecessori non basteranno a fermare il virus. Un virus che continuerà a correre finché la logica del profitto e della guerra sarà più importante delle nostre stesse vite.
I fascisti vanno in piazza a gridare “libertà”, ma la libertà che vogliono è solo quella di far girare le merci, i soldi, la produzione, la libertà di sfruttare le nostre vite anche in tempo di pandemia.
I fascisti, oggi come durante la dittatura, sono al servizio di chi si arricchisce
adoperando le nostre vite come giocattoli usa e getta.
Dobbiamo invertire la rotta, autorganizzandoci nella lotta per una società libera e autogestita, che sappia sottrarsi alle dinamiche del controllo e dello sfruttamento, che sappia davvero mettere al centro la vita e l’autonomia di ciascuno di noi.
Fermarli dipende da ciascuno di noi. Salute e giustizia sociale vanno di pari passo. Oggi come nell’aprile del 1945.

La memoria non è un esercizio retorico, ma linfa che si espande tra le lotte di ieri e quelle di oggi.

Da decenni hanno imbalsamato la Resistenza riducendola a mera lotta di liberazione nazionale, per cancellarne la spinta sovversiva, internazionalista, contro stato e padroni. Negli ultimi anni è entrata nel discorso pubblico la pretesa di una impossibile pacificazione tra fascisti e partigiani, tra capitale e lavoro, tra vittime e carnefici.
Oggi sotto il sudario del tricolore, in nome di una lotta collettiva all’epidemia, vorrebbero ancora una volta equiparare i carnefici alle vittime, trattando da banditi quelli che non ci stanno, quelli che lottano perché tutti possano essere curati, tutti possano avere casa e vita dignitosa, tutti possano decidere del proprio destino.

Libertà ed eguaglianza diventano relazioni sociali vive nelle lotte di questa periferia. Oggi come ieri, quando, imbracciando il suo mitra, cadde il partigiano anarchico Ilio.

Federazione Anarchica Torinese
Corso Palermo 46 – riunioni ogni mercoledì alle 17,30”