Uno striscione con la scritta “Solidali con i disertori russi e ucraini. Aprire tutte le frontiere a chi rifiuta la guerra” è stato appeso all’ingresso del consolato ucraino di Torino in via Roma 366.
Un segnale concreto che auspichiamo possa rinnovarsi di fronte alle ambasciate e ai consolati di Russia ed Ucraina in ogni dove.
Contro tutte le patrie per un mondo senza frontiere.

Di seguito il testo che è stato volantinato oggi al presidio pacifista in piazza Palazzo di città e in piazza Castello da dove è partita la critical mass promossa dall’Edera contro sgomberi e repressione:

“Sosteniamo chi oppone alla guerra in Russia e in Ucraina! Apriamo le frontiere ad obiettori e disertori!
Disertiamo la guerra!
In Russia e in Ucraina c’è chi rifiuta la guerra e il militarismo, chi getta la divisa perché non vuole uccidere e non vuole morire per spostare il confine di uno Stato.
Migliaia e migliaia di persone dalla Russia hanno attraversato i confini disobbedendo all’obbligo di andare in guerra, affrontando la via dell’esilio, rischiando anni di carcere.
In Ucraina le frontiere sono chiuse sin da febbraio per tutti gli uomini tra i 18 e i 60 anni. La debole legge sull’obiezione di coscienza in Ucraina è stata sospesa e le 5.000 domande di servizio civile respinte.
In Russia da mesi c’è un esodo che si è intensificato nelle ultime settimane, dopo la mobilitazione di 300.000 riservisti. Dal 28 settembre anche le frontiere russe sono chiuse per chi non vuole fare la guerra.
Molti altri restano e lottano, nonostante la durissima repressione che colpisce antimilitaristi e pacifisti in entrambi i paesi. In Russia, il 21 settembre, ben 1386 manifestanti che si opponevano al richiamo dei riservisti sono stati pestati duramente ed arrestati. Si sommano alle migliaia di persone che, sin dai primi giorni dell’attacco del governo russo all’Ucraina, sono scese in piazza per opporsi all’invasione. Molti sono stati poi condannati in base a leggi che sono state rese ancora più severe dopo lo scoppio della guerra.
Numerosi sabotaggi a caserme e centri di reclutamento in Russia sono un altro tassello dell’opposizione russa alla guerra.
In Ucraina c’è chi su posizioni non violente, anarchiche o femministe ha scelto di non schierarsi, di non combattere in questa guerra costruendo reti di solidarietà materiale con le vittime dei bombardamenti, con chi ha perso il lavoro o è obbligat* a turni massacranti –
spesso senza paga – dalla nuova legge voluta dal governo Zelensky.
Chi si oppone alla coscrizione maschile obbligatoria lotta perché
tutte le frontiere siano aperte per quelli che non vogliono partecipare alla guerra.

Noi facciamo nostra questa lotta contro le frontiere, per l’accoglienza di obiettor*, renitent*, disertor* da entrambi i paesi.

In questi mesi in Italia abbiamo visto scendere in piazza i pacifisti con l’elmetto, i guerrafondai del PD, che si sono opposti alla guerra spedendo armi al governo Zelensky.
In un tripudio di bandiere nazionali ucraine e arcobaleni della pace è stato messo in scena un pacifismo armato, chiaramente schierato con uno dei due imperialismi che si stanno sfidando sulla pelle di chi vive in Ucraina e deve affrontare morte, bombe, paura, coscrizione obbligatoria.

I vecchi arnesi dello stalinismo italiano e di certa destra cristiana e super fascista hanno invece difeso l’attacco russo in Ucraina.

Noi non ci stiamo. Noi non ci arruoliamo né con la NATO, né con la Russia. Né con Zelensky né con Putin. Rifiutiamo la retorica patriottica come elemento di legittimazione degli Stati e delle loro pretese espansionistiche. L’antimilitarismo, l’internazionalismo, il disfattismo rivoluzionario sono stati centrali nelle lotte del movimento dei lavoratori e delle lavoratrici sin dalle sue origini. Sfruttamento ed oppressione colpiscono in egual misura a tutte le latitudini, il conflitto contro i “propri” padroni e contro i “propri” governanti è il miglior modo di opporsi alla violenza statale e alla ferocia del capitalismo in ogni dove.
Le frontiere sono solo linee sottili su una mappa: un nulla ch
e diventa tragicamente reale quando militari ben armati lo trasformano in barriera invalicabile. Ma c’è sempre chi, anche a rischio della vita, le attraversa. Cancelliamole!

Venerdì 4 novembre
Giornata dei disertori
ore 17 piazza Castello angolo via Garibaldi
Dalle trincee della grande guerra sino alla Russia e all’Ucraina c’è chi rifiuta la guerra e il militarismo, chi getta la divisa perché non vuole uccidere e non vuole morire per
difendere gli interessi imperiali di uno stato.
Durante la prima guerra mondiale, su tutti i fronti tanti finirono la loro vita di fronte ad un plotone di esecuzione. Ogni anno il 4 novembre, nell’anniversario della “vittoria”, in Italia si festeggiano le forze armate, si festeggia un immane massacro.
In memoria dei disertori, dei senzapatria
di allora, in solidarietà a chi oggi rifiuta l’arruolamento in Russia come in Ucraina una giornata di lotta per la cancellazione di tutte le frontiere, per l’accoglienza di chi fugge l’arruolamento forzato, per il ritiro delle missioni militari all’estero.”

Federazione Anarchica Torinese – Assemblea Antimilitarista
corso palermo 46 – riunioni ogni m
artedì alle 21