Sabato 20 novembre dopo il corteo antimilitarista ci siamo spostatə in piazza Carlo Alberto, da dove è partito un corteo che ha raggiunto piazza Vittorio. Prima tappa alla RAI, dove si è denunciata la narrazione tossica che giustifica e riproduce la violenza del genere, poi al liceo Gioberti, occasione per collegarsi alle vicende di omibitransfobia del liceo Ulisse Dini di Pisa. Ultima sosta alla farmacia di integralisti cattolici “Algostino e Demichelis”, che rifiutano contraccettivi e pillola del giorno dopo a chi ne fa richiesta.
“Identà erranti contro stato, chiesa e polizia” la scritta sul nostro striscione, che segnala la scommessa di lottare contro i confini tra le persone e quelli tra i generi, contro ogni binarismo escludente, per un percorso che parta dal genere per arrivare all’individuo, fuori da ogni stereotipo e ruolo imposto.
Contro il padre, il figlio e lo spirito santo, contro la violenza delle religioni e del patriarcato, che esclude ed uccide. A fianco di chi ricorda, a fianco di chi non si accontenta del ricordo ed esprime forte la propria rabbia, desiderio di rivoluzione, di rivolta, di affermazione di se stessə.

Di seguito il testo per il TDoRRR*:
Transgender Day of Revenge, Riot, Revolution, Rage, Rebellion, Ringhio!
“Il TDoR nasce nel 1999 come Transgender Day of Remembrance (Giorno della Memoria Transgender), ovvero giornata in cui si ricordano le persone transgender uccise per transfobia per richiamare l’attenzione sulla continua violenza sociale che le persone trans subiscono.
Noi vogliamo che il TDoR non sia solo un giorno di Ricordo, ma anche un giorno in cui esprimere la nostra Rabbia, il nostro desiderio di Ribellione, di Rivolta, di Rivoluzione e di Revenge (Vendetta, anche se in italiano non inizia con la R).
Non vogliamo continuare a commemorare le persone trans come vittime, vogliamo essere riconosciutə come soggetti, in grado di scegliere sulle nostre vite.
Vogliamo ribellarci alla violenza del binarismo di genere, che ci costringe a subire discriminazioni e violenze per il solo fatto di esistere e di non omologarci alle norme di genere per come ci vestiamo, come portiamo i capelli, per il nostro “atteggiamento”, o per come ci comportiamo.
Vogliamo un’alleanza transfemminista queer contro la violenza medica e dello stato, che ci costringe ad attese interminabili per poter essere consideratə “abbastanza trans” da poter accedere ai percorsi di transizione (o, molto meglio: AFFERMAZIONE) di genere.
Vogliamo urlare che ne abbiamo abbastanza della violenza del giudizio di “espertə” che continuano a invalidare le identità di genere non binarie; della violenza dell’omologazione di chi vorrebbe i nostri percorsi standardizzati e non ci lascia spazio per scegliere quali e quanti ormoni prendere sulla base delle nostre esigenze e dei nostri desideri; della violenza della diagnosi per cui non siamo consideratə “abbastanza trans” se non accettiamo di essere trattatә da malatә, affettә da “disforia di genere”.
Vogliamo vendicare lə nostrə sorellə mortə per mano di tutta questa violenza, prendendoci per mano, scendendo per le strade, cercando alleanze con altri soggetti marginalizzati e oppressi.
Basta patologizzazioni, basta pietismi, basta paternalismi: le persone trans non sono malate, le persone trans vogliono essere protagoniste delle scelte che riguardano le loro esistenze, la loro salute, i loro corpi.”

Per contatti:

Wild C.A.T. – collettivo anarcofemminista torinese
riunioni ogni mercoledì alle 19 presso la FAT – corso Palermo 46
@Wild.C.A.T.anarcofem