Sabato 11 febbraio (in caso di maltempo si sposta a sabato 18 febbraio)
ore 10,30 Balon
No alla città dell’aerospazio! No alla NATO a Torino!
Passeggiata informativa antimilitarista tra il Balon e Porta Palazzo

Torino punta tutto sull’industria bellica per il rilancio dell’economia. Un’economia di morte.
La nostra città è già oggi uno dei maggiori centri dell’industria bellica aerospaziale.
Ed è a Torino che sorgerà la Città dell’Aerospazio, un centro di eccellenza per l’industria bellica aerospaziale promosso dal colosso armiero Leonardo e dal Politecnico subalpino. La Città dell’Aerospazio, che sorgerà tra corso Francia e corso Marche, ospiterà un acceleratore d’innovazione nel campo della Difesa, uno dei nove nodi europei del Defence Innovation Accelerator for the North Atlantic (D.I.A.N.A), una struttura della NATO. In attesa dell’apertura della Città dell’aerospazio l’acceleratore di innovazione avrà sede alle OGR: in primavera è previsto il lancio dei bandi per aziende e start up che verranno selezionate per dar concretezza ad un progetto in cui la NATO investe un miliardo di dollari. Una montagna di soldi che verranno utilizzati per produrre tecnologie sempre più sofisticate, sempre più mortali.
La cessione da parte di Leonardo di parte degli spazi dell’ex Alenia al Politecnico, rimette in moto anche la Città dell’aerospazio ferma ai blocchi di partenza dal novembre 2021.
La campagna di informazione e lotta fatta negli ultimi due anni è riuscita a far emergere dall’opacità un progetto che mira a trasformare la nostra città in polo ad alta tecnologia per lo sviluppo dell’industria bellica.
Oggi il presidente del Distretto aerospaziale del Piemonte è divenuto ministro della Difesa e preme sull’acceleratore con la complicità attiva del rettore del Politecnico Saracco.
La Città dell’Aerospazio e l’acceleratore di innovazione della NATO sono sostenute attivamente dal governo della città, da quello della Regione e da Confindustria.
L’industria bellica è il motore di tutte le guerre.

A Torino giocano la carta del ricatto occupazionale, in una città sempre più povera, arrivare a fine mese è sempre più difficile, dove salute, istruzione, trasporti sono sempre più un privilegio per chi può pagare.
I poveri del nostro paese, ogni volta che vanno a fare la spesa, portano a casa sempre meno cibo, abiti, medicine, perché l’aumento dei prezzi dell’energia e dei beni di prima necessità sta rendendo ancora più precarie le vite di noi tutti.
Occorre capovolgere la logica perversa che vede nell’industria bellica il motore che renderà più prospera la nostra città. Un’economia di guerra produce solo altra guerra.
Il benessere, quello vero, è altrove, nell’accesso non mercificato alla salute, all’istruzione, ai trasporti, alla casa fuori dalla logica feroce del profitto.
Provate ad immaginare quante scuole, ospedali, trasporti pubblici di prossimità si potrebbero finanziare se le la ricerca e la produzione venissero usate per la vita di noi tutti, per la cura invece che per la guerra.