Quanto vale un bombardiere F35? Centocinquantamila terapie intensive. La portaerei Trieste? Cinquantamila respiratori polmonari. Una manciata di blindati e un elicottero? Trecentotrentamila posti letto.

Il governo aumenta la spesa di guerra, finanzia la diplomazia in armi dell’Eni in Africa, accelera sul Tav e le altre grandi opere.
Ad otto mesi dall’inizio della pandemia nulla è stato fatto per porre rimedio alle scelte criminali dei governi in questi 30 anni.
Negli ultimi 10 anni sono stati tagliati 43.000 posti di lavoro nella sanità. In Italia ci sono 3,2 posti letto ogni mille abitanti, contro i 4,7 della media europea. In Italia i posti letto (15mila euro l’uno) sono calati del 30 per cento tra il 2000 e il 2017.
Il governo si è gingillato tra banchi a rotelle e ponte sullo stretto ma non ha stanziato un euro per assumere medici, infermieri, assistenti sanitari, per aprire nuovi reparti, per la prevenzione e la cura nel territorio. Gli ospedali non sono luoghi sicuri né per chi ci lavora né per chi vi è ricoverato.
I soldi dell’UE non sono serviti a tutelare la nostra salute, ma a sostenere le industrie, la lobby del cemento e del tondino, la spesa di guerra.
Oggi la sanità è al collasso: in Piemonte non ci sono posti letto, chiudono i pronto soccorso, sono sospese le visite ambulatoriali, non ci sono strutture e personale per fare i tamponi necessari.
I responsabili siedono in tutte le poltrone rosse del parlamento, nei consigli regionali e nelle segreterie di partito. Tutti hanno governato, trasformando la salute in business.

Per chi se le può permettere ci sono le cliniche private, la prevenzione, le cure. Per gli altri la vita è sempre più un terno al lotto.
Ma a decidere non è mai il destino. Decidono i governi. Loro hanno scelto come spendere il denaro sottratto alle nostre buste paga.
Nel 2020 sono stati stanziati circa 26,3 miliardi in spese militari, un miliardo e mezzo in più rispetto al 2019. Calcolate quanti posti letto, quanti ospedali, quanti tamponi, quanta ricerca si potrebbe finanziare con questi 26 miliardi e rotti di euro. Avrete la misura della criminalità di questo e di tutti i governi di questi anni.

I militari, promossi a poliziotti durante la pandemia, sono nelle nostre strade per affiancare le altre forze dell’ordine nella repressione di ogni insorgenza sociale.
Sono per le strade di Aurora e Barriera, quartieri dove arrivare a fine mese è sempre più difficile.
Si allungano le file di poveri, senza casa, senza reddito, precari.

La crisi post Covid che ha colpito la maggior parte dei paesi europei ha innescato una una crisi sociale senza precedenti, che sta innescando momenti di rivolta sociale.
Se non ci sono i soldi per il fitto e le bollette la tutela della salute diventa un lusso che pochi possono permettersi. Per mettere insieme il pranzo con la cena, in tanti si sono dovuti inventare una miriade di lavori precari sottopagati in cui le uniche misure anti-contagio sono poche gocce di disinfettante sulle mani e una singola mascherina usata per giorni e giorni. Oggi le chiusure serali riducono tanta gente alla fame, senza fermare il virus. Un virus sbarcato a gennaio in business class all’aeroporto di Milano, un virus che continuerà a correre finché la logica del profitto e della guerra sarà più importante delle nostre vite.
Il governo si è preso pieni poteri e utilizza strumenti fuori dall’ordinario. Lo stato d’emergenza è diventato permanente.
Il lockdown serale è una ginnastica d’obbedienza, che potrebbe preludere alla militarizzazione dei posti di lavoro, per impedire scioperi e proteste e, insieme, il divieto ad uscire di casa.
Il governo teme le rivolte e elargisce una manciata di quattrini. Se non basteranno, la svolta autoritaria sperimentata durante la prima ondata della pandemia potrebbe aprire le porte ad un’ulteriore stretta disciplinare.
Conte vuole mano libera nella repressione delle lotte, come se non bastassero i tanti dispositivi repressivi costruiti ad arte per dare scacco agli indesiderabili, ai corpi in eccesso, ai sovversivi. I dispositivi attuati per colpire chi si ribella e per ricattare i migranti non bastano più, perché Conte e la sua gang vogliono mettere sotto controllo militare l’intera popolazione.
I pacchetti sicurezza del governo giallo-verde contro poveri e movimenti, non sono stati cancellati da quello giallo-rosa.
Per il governo le nostre vite non valgono fuori dalla gabbia del produci, consuma, crepa.

C’è chi non ci sta, chi si ribella ad un destino già scritto, chi vuole riprendersi il futuro.
Sono gli antimilitaristi, che lottano contro le basi militari, le fabbriche d’armi, la militarizzazione dei nostri quartieri. Sono i prigionieri dei CPR che bruciano le celle e scavalcano i muri. Sono gli sfrattati che non si rassegnano alla strada e si prendono le case vuote. Sono i lavoratori che bloccano e occupano magazzini e strade per vivere meglio.
Cambiare la rotta è possibile. Con l’azione diretta, costruendo spazi politici non statali, moltiplicando le esperienze di autogestione.
Le nostre vite non sono merci: creiamo reti di solidarietà e mutuo appoggio!
Lottiamo contro chi ci sfrutta e ci comanda!
Un mondo senza governi, padroni, eserciti è possibile ed urgente.

Giornate di lotta antimilitarista dal 31 ottobre al 4 novembre:

Antimilitarismo. 31 ott. – 4 nov.


Aggiornamenti al 5 novembre

Qui cronaca, foto e video delle iniziative svoltesi a Torino dal 31 ottobre al 4 novembre

Torino. Cronache antimilitariste

Federazione Anarchica Torinese
Corso Palermo 46 – riunioni – aperte agli interessati – ogni martedì alle 21 – in periodo di lockdown potrebbero esserci variazioni – per info scrivete
contatti:
fai_torino@autistici.orgwww.anarresinfo.org – fb: @senzafrontiere.to

Aggiornamenti al 10 novermbre