Sabato 17 aprile era prevista una giornata di informazione e lotta nell’ambito della campagna
“Una Barriera contro padroni e militari”
dopo l’appuntamento di due settimane fa ai giardinetti di corso Palermo ci spostavamo a Porta Palazzo, nel cuore del mercato più grande e popolare della città, dove l’occupazione militare e la riqualificazione escludente vanno a braccetto.
Dopo l’attacco dello stato al presidio di San Didero e l’occupazione militare dell’area dell’ex autoporto, abbiamo deciso di spostarci in Valle…
Torneremo presto nelle nostre periferie

I centomila di morti in un anno di pandemia sono il frutto delle scelte criminali di tutti i governi degli ultimi decenni. La verità è davanti ai nostri occhi: sanità al collasso, aumento della spesa militare, sostegno alle grandi imprese, alle lobby del cemento e del tondino, sostegno all’industria bellica.
Negli ultimi 10 anni sono stati tagliati 43.000 posti di lavoro nella sanità. In Italia ci sono 3,2 posti letto ogni mille abitanti, contro i 4,7 della media europea. In Italia i posti letto sono calati del 30 per cento tra il 2000 e il 2017.
I posti letto scarseggiano, non ci sono strutture e personale per curare adeguatamente tutti. Ogni giorno muoiono centinaia di persone, ma 26,3 miliardi sono stati bruciati in spese militari.
I governi di oggi e di ieri hanno trasformato la salute in business. Solo i ricchi hanno accesso a prevenzione e cura. Per i poveri vivere o morire è un terno al lotto.
Per il governo le nostre vite non valgono al di fuori dalla gabbia del produci, consuma, crepa. La produzione non si deve fermare, il coprifuoco ci ancora ad un presente distopico che ci vuole zitti ed obbedienti.
La guerra ai poveri passa dalla gestione militare della pandemia che si articola nella “normalizzazione” della presenza dell’esercito in strada per reprimere ogni insorgenza sociale, mettere a tacere chiunque non accetti di subire tutto il carico gravoso della crisi sociale, mentre c’è chi non ha mai smesso di arricchirsi sulle nostre spalle e di rafforzare la propria posizione di potere.
La nomina a commissario straordinario per l’emergenza sanitaria del generale di corpo d’armata ed ex comandante delle forze NATO in Afganistan e Kosovo, Francesco Paolo Figliuolo, rappresenta l’ultimo atto del processo di militarizzazione della società italiana che l’emergenza pandemica ha contribuito ad accelerare.
Con l’appoggio di tutti i partiti del parlamento, il governo ha consegnato ad un alto ufficiale la governance delle strategie di risposta alla pandemia.
I militari, promossi a poliziotti durante la pandemia, sono nelle nostre strade per affiancare le altre forze dell’ordine nella repressione di ogni insorgenza sociale.
Sono per le strade dei quartieri dove arrivare a fine mese è sempre più difficile, dove si allungano le file di poveri, senza casa, senza reddito, precari.
La crisi pandemica che ha colpito la maggior parte dei paesi europei ha prodotto una crisi sociale senza precedenti, che sta innescando momenti di rivolta sociale.
Se non ci sono i soldi per il fitto e le bollette, la tutela della salute diventa un lusso che pochi possono permettersi. Per mettere insieme il pranzo con la cena, molti si sono dovuti adattare ad una miriade di lavori precari sottopagati, senza reali tutele dal rischio di contagio.
La chiamano pandemia ma è una sindemia, perché il virus colpisce e uccide soprattutto i più poveri, quelli che più degli altri sono colpiti da malattie croniche, che dipendono dallo stile di vita, dall’esposizione all’inquinamento, dal cibo spazzatura, dal mancato accesso a prevenzione e cura.
Il coprifuoco serale, inutile per contenere il virus, è mera ginnastica d’obbedienza, uno dei tanti dispositivi disciplinari sperimentati in vista di possibili insorgenze sociali. La produzione non si deve mai fermare, costi quel che costi, mentre le nostre vite sono sempre più compresse.
Il governo teme le rivolte e elargisce elemosine a scadenza agli imprenditori colpiti dalle chiusure. Ma per i tanti che lavoravano in nero o con contratti di poche settimane non c’è né cassa integrazione, né “ristori”.
Il governo si è preso pieni poteri e utilizza strumenti fuori dall’ordinario. Lo stato d’emergenza è diventato permanente, per avere mano libera nella repressione delle lotte.
I tanti provvedimenti repressivi messi in campo nell’ultimo decennio per dare scacco agli indesiderabili, ai corpi in eccesso, ai sovversivi non sono sufficienti per un governo che ha deciso di mettere sotto controllo militare l’intera popolazione.
Presto finiranno blocco degli sfratti e cassa integrazione, presto non ci saranno più salvagente, presto gli ultimi saranno chiamati a pagare un prezzo ancora più alto per la crisi pandemica.
Le restrizioni imposte da Draghi e dai suoi predecessori non basteranno a fermare il virus. Un virus che continuerà a correre finché la logica del profitto e della guerra sarà più importante delle nostre stesse vite.
Dobbiamo invertire la rotta, autorganizzandoci nella lotta per una società libera e autogestita, che sappia sottrarsi alle dinamiche del controllo e dello sfruttamento, che sappia davvero prevenire e far fronte alle emergenze che ci attanagliano.

Fermarli dipende da ciascuno di noi. Salute e giustizia sociale vanno di pari passo.
Costruiamo una Barriera contro padroni e militari! Liberiamoci di Stato e Capitale!